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Tra le Linee: Falso Nueve a chi?

Germania-Portogallo è uno dei big match della fase a gironi di questo mondiale e le attese degli appassionati sono molte: la squadra di Löw è una delle favorite alla vittoria finale come da tradizione, il Portogallo di Ronaldo una delle mine vaganti (sempre da tradizione). Squadre schierate in modo speculare con tre centrocampisti e due esterni larghi, Lahm in mezzo al campo come fa nel Bayern affiancato da Kroos e Khedira con Müller a fare il falso nueve più vero che esiste. I tedeschi mettono subito in chiaro le cose passando in vantaggio dopo 10 minuti su rigore proprio con Müller e dopo una breve reazione controllata dei portoghesi affondano il colpo: Hummels stacca e colpisce di testa per il 2-0.

In mezz’ora la Germania mette nero su bianco la sua superiorità tecnica in mezzo al campo: Lahm gioca tranquillissimo, Kroos e Khedira riescono sempre a trovare l’appoggio in avanti e lo spazio per inserirsi, mentre Moutinho e Meireles non lo fanno praticamente mai, gli esterni portoghesi non riescono a trovare l’uno contro uno con i diretti avversari grazie a un costante raddoppio. I lusitani continuano a soffrire l’assenza di un punto di riferimento offensivo che dia profondità alla manovra e che sia incisivo sotto porta.

Come se non bastasse, Pepe trova un arbitro severissimo e si fa cacciare come un cretino per una sceneggiata di cui si poteva anche fare a meno, Portogallo in dieci, saltano gli schemi e Müller fa il terzo. Gara finita con 45 minuti di anticipo. Nella ripresa i tedeschi fanno una partitella d’allenamento fuori programma e già che si trovano fanno anche il quarto ancora col bavarese.

Portogallo annichilito oltre ogni demerito da una Germania che per quanto visto finora è la squadra più completa del mondiale, ricca di talento abbinato a una grande concretezza e al consueto equilibrio; ha gli uomini per poter cambiare modulo più volte nell’arco del mondiale e questa potrebbe essere davvero l’arma in più di una squadra già forte.

Oltre al piacere di rivedere quella maglia numero 13 indossata da un ragazzo legnoso nei movimenti, al limite dello scoordinato ma che la butta dentro senza troppi fronzoli…

com’è che si chiama?

Ah sì, Müller.

Emanuele Broccoletti

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