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Anatomia di un disastro: i tre anni di Craig Levein alla guida della nazionale scozzese

I due capitomboli contro Galles e Belgio nelle ultime due partite di qualificazione mondiale, due punti in quattro match e l’ultimo posto in classifica hanno messo la parola fine all’avventura di Craig Levein alla guida della nazionale scozzese lo scorso novembre. Il perché di questo esonero? Incominciamo dai numeri: in tre anni 24 partite giocate, 10 vittorie, 5 pareggi e 9 sconfitte per una media percentuale vinte del 41.67 %, tanto se messa in confronto con il predecessore George Burley ( autore di un misero 21.43 % ). Ma proprio questo paragone trae in inganno sui reali risultati ottenuti da Levein; se guardiamo le sole partite ufficiali possiamo notare come alla tabella vittorie troviamo solo 3 partite (come Burley), e per di più contro avversaria assai modesti, ovvero Lituania e Lichestein ( 4 pari e 5 sconfitte lo score completo ).

Questo flop di risultati è dovuto soprattutto ad un modo di giocare, soprattutto tra le mura amiche, troppo conservativo. Il 4-5-1 proposto in molteplici occasioni è stato ereditato dal modo di giocare di due dei suoi predecessori, McLeish e Smith, ma se ha pagato in passato per entrambi sia con la nazionale sia che con i Rangers, recentemente non ha funzionato, o meglio, si poteva giocare in modo diverso visto il potenziale della squadra. Giocando con una unica punta questi, ovviamente, diventa fondamentale per l’economia di squadra e l’unico attaccante degno di nota era Kenny Miller, mentre l’unica vera valida alternativa era Steven Fletcher, che però ha marcato visita per tre anni per dissidi proprio con il manager. Squadra senza idee e piano di gioco approssimativo hanno fatto il resto. La testardaggine tattica di Levein non ha pagato, ora a Strachan si chiede un cambio di rotta ed una ventata di aria fresca, sia a livello di gioco sia a livello di risultati ovviamente. L’ex allenatore di Celtic e Middlesbrough deve costruire un gruppo in grado di arrivare a Euro 2016, visto che oramai la qualificazione a Brasile 2014 è compromessa.

Emanuele Bossalini

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