La tragedia di Bradford

Doveva essere un giorno di festa quell’11 maggio 1985, invece questa data sarà ricordata come una delle più grandi tragedie sportive d’Oltremanica. Andiamo per ordine; quel giorno al Valley Parade è in programma il match tra i padroni di casa del Bradford City ed il Lincoln City, ultima giornata di campionato di Third Division, ma soprattutto doveva essere la passerella trionfante per i Bantams, visto che la vittoria del campionato e conseguente promozione erano già aritmeticamente conquistati. Passerella dei giocatori, canti di vittoria, trofeo in bella mostra, era tutto pronto per la festa, sotto un cielo nuvoloso ed un vento gelido che accarezzava gli undicimila tifosi assiepati sugli spalti sullo stadio.

Fino al quarantesimo del primo tempo tutto procede normalmente, 0-0 il punteggio tra l’estasi dei tifosi festanti e ventidue giocatori in campo che si danno battaglia, ma poi un mozzicone di sigaretta cambierà per sempre la vita di migliaia di tifosi: un incendio infatti si scatena nel settore G dello stadio, in pochi istanti l’aria diventa irrespirabile e la polizia incomincia a far evacuare in fretta e furia i tifosi, ma oramai il danno è stato fatto.

Le fiamme imperversano e investono il resto dello stadio, il tetto, in legno, dotato di un telone con sigillature in asfalto e bitume, prende fuoco rapidamente e crolla, nel frattempo l’arbitro ordina la sospensione della partita per favorire i soccorsi. Centinaia di spettatori invadono il terreno di gioco che diventa una via di fuga dall’incendio, altri invece cercano, inutilmente, di aiutare i soccorritori a domare le fiamme, ma non ci sono estintori all’interno dell’impianto, sono stati tolti precedentemente per evitare che diventassero armi per i “tifosi” ( hooligans ) più scalmanati. Giocatori e dirigenti si uniscono agli aiuti, ma per 56 persone (265 furono i feriti) non c’è più niente da fare, moriranno in quel tragico rogo. Molti i ragazzi sotto i vent’anni perderanno la vita, Il più anziano invece fu un ex presidente del club, Sam Firth di 86 anni.
La causa principale di quell’inferno fu l’accumulo di rifiuti presente tra un seggiolino e l’altro, che fece da vero e proprio innesco per l’incendio, ma irresponsabilità a parte di qualche fumatore, da anni lo stadio era in condizioni pietose, aveva bisogno di lavori ma fino a quel momento non era mai successo niente di eclatante, e nessun lavoro di restyling era stato mai fatto, nonostante numerose denunce di insicurezza arrivate da più parti.
Nei giorni, anni, successivi, Bradford non cercherà mai vendetta, anzi si vestì a lutto, strade e pub vuoti, un sinistro silenzio circonderà la città mentre le campane suonavano a morto ed il vescovo raccoglieva gli abitanti in preghiera.
La strage fece eco in tutta Europa, al lutto britannico della Regina Elisabetta e del Premier Margareth Thatcher si aggiunse nientemeno che quello del Papa, Giovanni Paolo II. Il manager del Bradford City , Terry Yorath, definì quel giorno il più brutto di tutta la sua vita.
Al’epoca fu, per numero di morti, il peggior incidente della storia della Gran Bretagna secondo solo al disastro di Ibrox  a Glasgow) che fece 65 vittime.
In seguito alle inchieste della magistratura il Valley Parade venne chiuso, la squadra fino al dicembre dell’anno successivo giocò in campo neutro le partite “casalinghe”, mentre lo stadio venne ristrutturato e reso più sicuro.
Ogni 11 maggio Bradford commemora quelle 56 anime che non ci sono più.

Emanuele Bossalini

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