Manchester United-Stoke City 1-1: ma qual è la vera faccia dei Red Devils?

E’ un Manchester United dai diversi volti quello che va in campo contro lo Stoke oggi pomeriggio all’Old Trafford, ma, seppure la squadra di Mourinho cambi fisionomia più volte nel corso del match, il pareggio è un risultato che va un po’ stretto oggi e sicuramente molto al di là delle aspettative di un cinico, ma pur sempre modesto, Stoke.

Il 4-2-3-1 dei Red Devils comincia ad assimilare i cambiamenti voluti da Mourinho dopo le defaillances iniziali legate in parte all’eredità della scorsa stagione, in parte ad alcuni poco fortunati esperimenti della nuova. Partendo dal reparto arretrato, oramai chiunque si è convinto che Blind non può giocare centrale e dunque viene spostato a sinistra a spese del povero Luke Shaw. Se solo l’ex Southampton fosse destro! Sì, perché in questa maniera si crea una coppia centrale più solida con Smalling e Bailly, ma rimane pur sempre Valencia a destra, giocatore veloce e bravo in fase offensiva, ma decisamente deficitario quando si tratta di rincorrere. A centrocampo basta col doppio pivot Fellaini-Pogba, dentro Herrera al posto del belga per avere un punto di riferimento migliore in fase di impostazione del gioco. Con Mata al posto di Rooney sulla trequarti poi, per Pogba si aprono gli spazi per le sue incursioni offensive, vero fattore per il fuoriclasse francese. Mata, a differenza di Rooney, nasce più trequartista che punta e ripiega spesso indietro lasciando la possibilità agli accorrenti di inserirsi al centro dell’attacco a fianco del solito punto di riferimento centrale Ibrahimovic.

Tutto chiaro, tutto bello, ma alla prova dei fatti non sempre funziona. Il primo tempo del Manchester United mourinhano rivisitato non è niente male in quanto a possesso palla e controllo della partita. I Red Devils decidono l’andamento del match, ma non riescono a pungere in avanti, anche a causa di una prima parte di gara non proprio brillantissima del giovane Rashford e dell’ex rinnegato Mata. Interessanti le numerose accelerazioni nello stretto con gli scambi geometrici tra Pogba, Lingard e Ibrahimovic, un triangolo che porta spesso a conclusioni pericolose. Lo Stoke dei primi 45 minuti è veramente poca cosa e conferma appieno le perplessità che ne stanno accompagnando la discesa nell’inferno dell’ultimo posto in Premier. Hughes, tuttavia, sembra avere ancora buona presa sui suoi, visto che all’uscita dagli spogliatoi, per i primi 20 minuti della ripresa la gara viene completamente ribaltata e lo United retrocede improvvisamente nella propria metà campo a difesa della porta di De Gea.

Mourinho se ne accorge e decide di cambiare l’inerzia al 67′ inserendo Rooney e Martial per Mata e Lingard. Passano 2 minuti, Shaqiri perde palla a centrocampo, Martial si invola, scambia con Rooney e fa 1-0 con un grandissimo destro a giro sul secondo palo. Sembrerebbe finita, ma lo United, che aveva mostrato il suo lato migliore nel primo tempo, per poi passare a quello abulico dei primi 20 minuti della ripresa, torna ad essere una squadra incisiva davanti, ma perde alcune certezze dietro. Nel momento in cui ci si aspetterebbe un’oculata gestione del vantaggio da parte dello United, Hughes toglie gli evanescenti Arnautovic e Bony (quest’ultimo lontano parente del giocatore ammirato qualche anno fa a Swansea) per Crouch e Walters tentando di rianimare una partita quasi morta. Proprio Walters sfrutta l’indecisione in presa di De Gea per colpire la traversa sulla cui respinta Joe Allen segna l’improvviso 1-1. E’ una doccia gelata che risveglia gli animi dei Red Devils, che si buttano a capo fitto in avanti e sfiorano più volte il 2-1 nel giro di pochi minuti. Grant e la traversa colpita da Pogba negano i tre punti allo United e permettono allo Stoke di uscire con un punto dall’Old Trafford.

Per la squadra di Mark Hughes di positivo c’è quasi solo il risultato, perché da un undici del genere ci si aspetterebbe molta più intraprendenza e certamente qualche punto in più in classifica. Invece chi ha visto la gara di quest’oggi si rende benissimo conto delle numerose problematiche che attanagliano i Potters, soprattutto in fase offensiva. Arnautovic farebbe bene a togliere una volta per tutte la maschera dell’Ibra-to-be e provare con umiltà a sfruttare le sue caratteristiche tecniche, cercando di entrare più nel vivo del gioco e di battagliare con maggiore energia contro i difensori avversari. Bony incommentabile: per favore ridateci il Bony che conoscevamo! A meno che ormai non sia questo, quindi un ex giocatore ed a quel punto sarebbe bene trovare un sostituto.

Il Manchester United verosimilmente non guadagnerà punti neanche stavolta sui cugini del City, impegnati nella non facile partita contro il Tottenham, e questo significa che le speranze di titolo sono già ridotte al lumicino. Dalle parti dell’Old Trafford sicuramente sarebbe meglio concentrarsi più sull’assetto fragile e discontinuo di questa squadra piuttosto che sulle mire di classifica. Come detto, oggi si sono visti più United in una sola partita e questo non è accettabile per una squadra d’alta classifica. Alcuni esperimenti sembrano funzionare, ad esempio Blind a sinistra o Herrera a costruire il gioco, ma manca ancora il miglior Pogba, manca ancora un gioco più incisivo sugli esterni e permane l’annoso problema del terzino destro, con Darmian praticamente ai margini della rosa, neanche considerato tra le possibili opzioni. Vedremo se Mourinho riuscirà a trovare una continuità di rendimento, ma ammesso che questo avvenga, urge un ridimensionamento delle ambizioni.

 

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.

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