One of us: lettera a Jamie Vardy

Vardy

Dear Jamie,
Quando il sabato sera torno a casa, prima di salutare il sesto giorno della settimana, mi fermo sempre a riflettere: mentre indagavo nel mio subconscio l’istinto mi ha comandato di prendere il cellulare ed aprire una di quelle classiche applicazioni dove si guardano risultati e marcatori solitamente. Il dito scorreva su e giù sullo schermo, sorpreso noto il Barcellona fermato dal Valencia e Bayern e Chelsea uscite sconfitte nei rispettivi match (non avendo scommesso anche oggi ho vinto 2 euro, quelli che non ho giocato ma per chi l’ha fatto, beh, vi voglio bene), scorro sul Leicester: 3-0, ormai non mi stupisce. Apro la pagina consapevole di leggere Vardy, Vardy, Mahrez tra i marcatori ma qualcosa è cambiato, non c’è il tuo nome. Cosa non c’è il tuo nome? Si, esatto. Mahrez ha deciso di riprendersi le prime pagine dei tabloid, hat-trick e Swansea annichilito.

Cosa è cambiato? Paradossalmente nulla ma ho sentito una sensazione di vuoto. Non sono un tuo grandissimo fan, né tantomeno sono mai salito sul carro di chi ti esalta per il tuo strepitoso momento di forma ma la tua presenza sul tabellino alla voce gol era ormai una costante. Hai segnato in ogni modo nell’arco di queste partite e mi auguro che tu non possa mai smettere di farlo, oggi non leggere il tuo nome ha sorpreso tutti, anche chi sotto sotto sperava tu smettessi di segnare. Ti ho “conosciuto” ai tempi del Fleetwood, grazie a Football Manager, mi hai segnato due gol all’andata ed uno al ritorno: ti ho sinceramente odiato.

Ora però non posso che essere felice per te, hai realizzato il tuo ed il nostro sogno: vedere un calciatore che giocava nelle serie dilettantistiche suonarle di santa ragione ai migliori al mondo. Grazie. Questa settimana non hai segnato così come potresti non farlo la prossima, fra due o per 5 partite di fila: in questo mondo essere idolatrati è facile tanto quanto essere dimenticati, la gente vuole vedere le giocate di classe, i talenti spinti da fantomatici procuratori e si dimentica dell’essenza di questo sport: gli uomini (calciatori è riduttivo) che giocano per lo stemma davanti e non per il nome dietro, per dirla alla Henry.

Sebastian Frey ha ufficialmente lasciato il mondo del pallone con una splendida lettera (se mai leggerai questa, ti consiglio di fare lo stesso con quella del portiere francese), ha concluso con un inno alla nostalgia che recita “non posso andare in campo così, solo per lo stipendio”. Quando finirai nel dimenticatoio, e ti auguro con il più sincero affetto di non finirci mai, ricordati queste parole perché io mi ricorderò di te con la maglia del Fleetwood innamorato del Gioco con la G maiuscola e non del vile quanto tentatore denaro. Per me sarai sempre quel ragazzo che passava le notti a giocare a Fifa sulla Playstation: nel mio più “PeterPanesco” immaginario, ti vedo ancora tornare a casa dopo la partita e passare ore ad imprecare come il sottoscritto. Però tu il tuo alter-ego virtuale non hai dovuto crearlo e per noi sognatori è una delle più grandi gioie che possa esserci. Bisogna essere onesti, neanche tu immaginavi di riuscire a fare così tanto nel calcio dei “grandi” ma quando ti vedo allargare le braccia sotto i tuoi tifosi mi rivedo dodicenne con gli amici sotto casa, due giacchetti messi a rappresentare la porta ed il Super Santos tra i piedi. Grazie Jamie, adesso vado che il risveglio della domenica mattina è sempre traumatico, smetto di pensare, chiudo gli occhi e sogno quella #9 del Leicester che tanto ci fa battere il cuore.

About Gianmarco Galli Angeli 210 Articoli
Classe 96. Aspirante giornalista e telecronista, coltiva la sua passione scrivendo per tuttocalcioestero.it. E' un amante sfrenato degli intrecci specie quando a fondersi sono calcio e storia, lato poetico in una vita fatta di prosa.

4 Commenti su One of us: lettera a Jamie Vardy

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.