Dnipro-Napoli 1-0: gli uomini di Benitez lasciano l’Europa

Dnipro Napoli europa League

Il Napoli dice addio ai sogni di gloria dopo l’inaspettata sconfitta in Ucraina. Una grande occasione sprecata.

 

Il Napoli si gioca in Ucraina la partita decisiva per l’accesso alla finale dell’Europa League. Prima di comprare il biglietto per Varsavia bisogna però passare sul corpo del Dnipro, per nulla disposto a fare da vittima sacrificale. Gli ucraini hanno due scudetti nazionali in bacheca, l’ultimo dei quali arrivato nel 1988; in Europa invece si avventurano in un terreno fino ad ora inesplorato. Comunque vada per loro è un record da scrivere negli annali di casa.
La pioggia iniziata a metà pomeriggio non si è più interrotta e il campo è un po’ pesante, specialmente per il gioco che piace a Benitez, fatto di fraseggi ed aperture ad ampio respiro per i terzini che fluidificano il gioco. Le due squadre si affrontano con moduli identici, sebbene le caratteristiche degli interpreti siano differenti. Benitez sceglie di lasciare in panchina Marekiaro Hamsik: per lui 13 gol stagionali, un inizio di stagione complicatio ma uno stato di forma attuale eccellente. Probabilmente per scelta tattica, Don Rafa gli ha preferito Gabbiadini: la sua potenza, l’incognita del suo mancino e la sua versatilità tattica (può essere una validissima seconda punta) lo hanno fatto propendere per questa scelta.

PRIMO TEMPO – Il gioco del Napoli passa spesso per i piedi di Inler: lo svizzere ha carsisma e tecnica per affermarsi a questi livelli. La conferma arriva dopo soli otto minuti dall’inizio della partita. Lo svizzero verticalizza per Higuain che tira a botta sicura. L’argentino comincia a fare i conti con i riflessi da felino di Boyko. I minuti scorrono veloci, la difesa si tiene alta e Benitez predica aggressività ai suoi. Il Napoli ha bisogno di un gol e per farlo è disposto anche a rischiare qualcosa. Lo 0-0 favorirebbe gli ucraini in virtù del gol in trasferta. Al 27° Britos serve Ghoulam che dalla trequarti effettua un cross ben calibrato per la testa del Pipita.

La palla schizza davanti al portiere che si distende sulla sua sinistra e sventa un’altra minaccia. Il Napoli adesso è agonismo puro: nelle situazioni complicate c’è grande copertura di squadra. Il fraseggio predicato da Benitez è reso difficoltoso dal terreno zuppo d’acqua. Ed è così che talvolta il Napoli ricorre ai lanci lunghi: a prendersi questa briga, quando non è Inler, sono i due difensori centrali Britos e Albiol che dipsongono di buoni piedi. Tuttavia il regista vero della squadra, quello che tutti cercano è Insigne; ma l’idolo di casa è stranamente evanescente. Al 34° David Lopez perde maldestramente una palla; Seleznyov non se lo fa ripetere due volte e come un falco ci si avventa concludendo con un tiro a giro che rimbalza davanti a Mariano Andujar; il portiere azzurro riesce ad evitare il peggio solo con la punta delle dita.

SECONDO TEMPO – Il rientro in campo ci mostra un altro Dnipro con tutt’altro  piglio. Il loro giocatore più esperto Seleznyov, prima imbecca Luchkevych e poi lui stesso in area si divincola e sgancia un bel rasoterra che impegna Andujar. E’ questo il preludio al gol delgi ucraini che arriva, nemmeno a dirlo, grazie ad una splendida torsione di Seleznyov; il cross vincente è quello di Javhen Konopljanka. Il numero 10 è uno dei giocatori più esperti, sempre lucido e con tanta grinta da vendere. Nel frattempo al 55° entra Hamsik al posto di Gabbiadini; questo succedeva poco prima del gol. Poco dopo Benitez ricorre nuovamente ai ripari e sostituisce Insigne con Mertens. Il furetto belga porta energia, grinta e personalità con il suo ingresso in campo.

Poco prima del 70′ conclude due volte in porta, una delle quali nello specchio. Il Napoli vuole il gol che vorrebbe dire supplemenari ma il Dnipro ha una abnegazione ed una grinta pari a quella del popolo Cartaginese quando si difese dai Romani durante la seconda Guerra Punica. Ne è un perfetto esempio è il capitano Konopljanka, ridottosi ormai a fare il terzino. Al 75° arriva il cambio per Seleznyov, stremato; tutto lo stadio si alza in piedi per applaudirlo: lui è l’uomo che sta decidendo le sorti della semifinale. Decisivo per il pareggio dell’andata al San Paolo, sia pure in fuorigioco, e decisivo fino a questo momento nel ritorno. E non è un caso poiché lui questa coppa l’ha già vinta nel 2009 con lo Shakhtar Donetsk.

I Napoli batte una gran quantità di corner, indice del fatto che la mole di occasioni in attacco per i partenopei è grande, viziata però da imprecisioni nei momenti topici. E’ come se avessero deciso di fare snorkeling ad un passo dalla barriera corallina con gli occhialini per i 400 misti invece che con il tubo e la maschera. I tentativi convulsi del Napoli aprono voragini al contropiede degli ucraini che prima con Kalinic, due volte, e poi con Matheus impegnano Andujar. Il Napoli ci riprova a testa bassa mentre arrivano i fischi del pubblico di casa volti ad esorcizzare la paura.
Durante i cinque minuti di recupero Matheus Nascimento si rende nuovamente pericoloso con un pallonetto di testa che colpisce la traversa; Andujar, al girarsi, si ritrova la palla tra le braccia dopo il fortuito rimbalzo. Il Napoli ci riprova con la forza della disperazione ma si scontra contro il muro degli ucraini che possono così festeggiare la loro prima finale della storia.
Incredibile ma vero, il Napoli del mago delle coppe Benitez torna a casa. Una grande, mesta delusione per tutta la città.

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