Il Salisburgo di Adi Hütter: dal 4-2-4 a Jonathan Soriano

Dopo mesi di attesa torna la competizione principe della stagione amarilla: l’Europa League, per la quale Marcelino, nonostante varie assenze, ha preferito fare turn-over in campionato buttando nella mischia il debuttante Sergio Marcos o Rukavina fuori ruolo pur potendo contare su Jaume Costa. Ora cerchiamo di capire qualcosa di più sul Red Bull Salisburgo di Adolf Hütter, colui che, nella precedente esperienza biennale al Grödig, portò questa neopromossa in Bundesliga austriaca dalla prima stagione in massima serie alla prima qualificazione europea. Adi Hütter ha significato la continuità del club nella filosofia del suo predecessore Roger Schmidt, oggi al Bayer Leverkusen, che con un calcio propositivo sognò le luci della ribalta aggiudicandosi nelle ultime due stagioni altrettanti titoli nazionali e in Europa League portò il Salisburgo ad essere la prima squadra a superare due volte la fase a gironi a punteggio pieno, togliendosi anche la soddisfazione di eliminare l’Ajax di Frank De Boer, tri-campione d’Olanda.

Il campionato austriaco è ricominciato sabato scorso dopo una sosta di due mesi e con qualche movimento di calciomercato, ma l’impostazione di gioco non è mutata: è una sorta di 4-2-3-1 i cui movimenti lo portano a diventare un vero e proprio 4-2-4 in fase di transizione offensiva. La difesa si regge su una coppia di centrali molto affiatati e assortiti su cui la squadra fa affidamento quando si riversa in attacco, si tratta del ruvido Hinteregger e del brasiliano Ramalho, non perfetti sul gioco aereo, peccato che il Villarreal difficilmente alza la palla da terra. In mezzo al campo spiccano le doti di Naby Keïta, 20enne guineano con alle spalle un discreto minutaggio in una Coppa d’Africa interrottasi ai quarti di finale, le cui capacità tecnico-atletiche non lo riducono un mero perno del centrocampo, ma lo spingono a soluzioni d’inserimento che spesso lo portano a essere il quinto uomo d’attacco.

Tra le pedine offensive spicca il capitano Jonathan Soriano, la vera grande stella di questa squadra, che con i suoi 55 gol in 52 partite nell’anno solare 2014 rappresenta il terzo maggior goleador europeo dietro ai 61 di Cristiano Ronaldo e ai 58 di Messi (il quarto, l’israeliano Eran Zahavi è fermo a 40), ma il primo in senso assoluto per media/gol a partita: 1,05 contro l’1,01 del portoghese e lo 0,87 dell’argentino. Ma i suoi scudieri Kevin Kampl e Alan sono stati le grandi partenze del mercato invernale: lo sloveno è andato a Dortmund per 12 milioni di euro, il brasiliano al Guangzhou Evergrande di Fabio Cannavaro per poco più di 11 milioni. Al loro posto sono arrivati il giapponese Minamino e la grande rivelazione di questa prima parte di Bundesliga austriaca Marco Djuricin dallo Sturm Graz, su cui la società ha grandi aspettative, e i suoi numeri parlano in sua vece: diciassette reti e sei assist in ventidue presenze stagionali.

A completare il pacchetto offensivo sulle ali ci sono l’italo-belga Massimo Bruno, figlio di un catanese e una napoletana, che già ha incrociato la strada dell’Italia varie volte, dal Torneo di Viareggio 2011 alla Champions League con l’Anderlecht passando per l’under-21 di Johan Walem; l’austriaco Sabitzer, figlio d’arte che due anni fa rifiutò lo Schalke 04 per poter giocare con continuità e aspettare la grande chiamata a tempi maturi; e Valentino Lazaro, classe ’96, anche lui cosmopolita di padre africano e mamma greca, dal quale ci si aspetta possa diventare il sostituto naturale di Mané, ceduto al Southampton la scorsa estate.

Ad ogni modo, come si è potuto notare, ci si riferisce comunque a una squadra con un’età media bassissima, piena di talenti grezzi in attesa di esplodere definitivamente e che pecca ancora di inesperienza. Se i black-out in campionato possono dipendere da mancanza di stimoli – il vantaggio sulla seconda in classifica è già di otto punti –, in Europa questo si traduce nell’effetto ‘mina vagante’: sono in grado di giocarsela con chiunque nei novanta minuti, come di perder la testa nel giro di una manciata di giri di lancette. In ogni caso sottovalutare una squadra con questo potenziale tecnico e che ama attaccare come non è solito fare da qualche decennio sarebbe un grave errore, specialmente considerando che è stata l’ultima in grado di espugnare il Madrigal in Europa League. Uomo avvisato, mezzo salvato.

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Mi chiamo Mihai Vidroiu, ma per tutti sono semplicemente Michele, sono cresciuto a Roma, sponda giallorossa. Ho inoltre una passione smodata per il Villarreal, di cui credo di poter definirmi il maggior esperto in Italia, e più in generale per il calcio, oltre ad altri mille interessi.

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