Non è tempo di favole. Quattro big si giocano il Mondiale

I quarti di finale sono terminati è il giudizio è stato unanime. Il tempo delle favole è terminato ora c’è spazio solo per i grandi, solo per chi ci crede davvero. Costa Rica, Colombia e Belgio non sono riuscite a superare l’ostacolo che gli si era presentato di fronte anche se in questo Mondiale brasiliano hanno saputo dimostrare che il gap che le divide dalle big non è enorme. I costaricensi soprattutto hanno fatto cose eccezionali, passando un girone con tre ex campioni del Mondo da prima classificata e fermandosi solo ai rigori con l’Olanda dopo aver battuto la Grecia agli ottavi. La Colombia e il Belgio invece rispetto ai Ticos partivano sin dall’inizio come mine vaganti e hanno rispettato i pronostici. I sudamericani hanno massacrato il proprio girone chiudendo a punteggio pieno e dopo aver eliminato l’Uruguay agli ottavi di finale si sono dovuti inchinare ai padroni di casa brasiliani, non lamentando qualche errore arbitrale. Anche i diavoli rossi del Belgio hanno stravinto il girone e prima di arrivare ai quarti hanno vinto contro gli Usa di Klinsmann, ma alla fine sono stati intrappolati dal gioco lento degli argentini che hanno ingabbiato i belga ad un ritmo a cui non erano abituati.

Dopo aver salutato e reso i giusti meriti alle “Cenerentole” il Mondiale è pronto ad entrare nella fase più calda. Le semifinali sono ormai alle porte e ad oggi non vi è nessuna favorita.

Brasile

Il popolo brasiliano prima dell’inizio della coppa del Mondo non credeva molto nella squadra di Felipe Scolari e la vittoria dello scorso anno della Confederations Cup non aveva alzato molto le speranze. A lungo andare però, nonostante prestazioni alle volte non troppo esaltanti, il pubblico carioca ha incominciato a stringersi attorno a questi ventitré ragazzi che in ogni partita ci mettono il cuore. La partita al cardiopalma contro il Cile ha cambiato qualcosa nei verdeoro che con la Colombia si sono dimostrati molto più cinici. Adesso i pentacampèon dovranno vedersela con la  Germania, sfida difficile ma non impossibile, con un Neymar in meno, ma con 201 milioni di abitanti pronti a spingerli.

Germania

Mai così decisi, mai così concreti. La squadra di Low ha fatto capire a tutti il motivo per cui è qui anche se a dirla tutta il gioco spumeggiante che aveva incantato tutti e schiantato il Portogallo di CR7 dopo la prima partita del mondiale non si è più visto. I tedeschi hanno sofferto nelle altre quattro partite giocate e agli ottavi con l’Algeria è passata solo all’extra time. I brasiliani però non possono abbassare la guardia perchè si sa un mondiale lo porta a casa chi ha più fame di vincerlo e dopo il 2002 i tedeschi hanno un conto in sospeso con il Brasile.

Olanda

Tra le quattro è quella sicuramente meno titolata e se si parla di coppa del Mondo gli Orange non hanno proprio voce in capitolo. La loro bacheca però potrebbe riempirsi già da quest’anno. Un attacco formidabile formato da Robben e Van Persie supportati dall’ancora straordinario Wesley Sneijder e il giovanissimo Memphis Depay. Quel che preoccupa è la difesa, molto fisica e possente ma molto spesso ballerina e le incursioni di Campbell, Ruiz e Urena lo hanno dimostrato nell’ultima partita. La squadra di Van Gaal troverà di fronte l’Argentina di Lionel Messi. Il popolo olandese ricorda ancora la finale del 78′ con tanta amarezza. Quale occasione migliore per vendicarsi??

Argentina

Fra le quattro è la squadra più enigmatica. In ogni match gli albiceleste hanno mostrato una faccia differente. Cinici nel match d’esordio con la Bosnia, distratti ma potenti in attacco con l’Iran e la Nigeria, decisi e miracolati con la Svizzera, perfetti con il Belgio. Sino adesso però la squadra di Sabella non ha incontrato avversari al suo livello, anche se Belgio e Svizzera non sono molto lontane. La sfida con l’Olanda si prospetta meravigliosa anche se l’infortunio a Di Maria complica i piani. Da notare che dalle parti di San Pietro un uomo vestito di bianco fa il tifo per loro. Dzemaili ancora oggi si chiede cosa sia stato a non far entrare quel pallone al 120′.

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Nato a Siniscola, in provincia di Nuoro, in una notte d'ottobre del 1993, sin da quando è un bambino si appassiona al calcio. Raggiunta la maturità in terra sarda, decide di spostarsi a Milano per star vicino al suo grande amore, l'Inter.
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