The K point: Leicester City, il mio sogno inglese

10325507_10203990384703427_9144631056397528305_nE’ passato poco più di un anno da quando ho ricevuto la notizia di poter realizzare il sogno di una vita: vivere e studiare in Inghilterra. Avevo vinto la borsa di studio Erasmus ed ero stato scelto per l’unica meta inglese disponibile: Leicester.

Ammetto che, come il 99.9% della gente, non sapevo quasi nulla di questa città, tanto meno come si pronunciasse correttamente. Prima ancora di informarmi su alloggi, esami o costo della vita dovevo però controllare una cosa, che per un maniaco del pallone come me è quasi più importante del resto: la squadra di calcio.

Il Leicester City, una delle più antiche società inglesi, esattamente un anno fa stava lottando nei playoff di Championship per guadagnarsi un posto in Premier League. Purtroppo però, nella semifinale di ritorno contro il Watford, i sogni di assistere al campionato più affascinante del mondo da due passi da casa s’infransero contro i guantoni di Almunia, che parò nei minuti di recupero un calcio di rigore e diede il via al successivo contropiede vincente dell’allor squadra di Gianfranco Zola.

Non mi disperai. Anche l’idea di poter assistere alla Championship era  allettante. E lo era ancora di più il pensiero di poterla vivere con una squadra che lottava per vincere. Ad un anno di distanza, posso dire che quei pensieri e quelle speranze si sono trasformate in realtà: “Leicester City is Premier League.”

I Foxes (soprannominati così perchè da queste parti non è strano incontrare una volpe uscendo da un pub), hanno fatto una stagione devastante sotto tutti i punti di vista. Campionato ammazzato dall’inizio, mettendo a segno un numero impressionante di record e di punti. In più, la squadra di Nigel Pearson ha giocato un calcio propositivo e divertente, che ha riportato in alto l’entusiasmo in città.

Tanti infatti speravano di cancellare la cocente delusione dell’anno scorso, ma nessuno aveva il coraggio di sbilanciarsi quando le cose andavano per il meglio, temendo di rimanere delusi ancor di più. Ed è così che al momento del verdetto finale, la città si è colorata di blue, esplodendo la propria gioia sulle note del coro “Championeeeee, Championeeee, ole, ole, ooo…” (tra Sabato e Lunedì l’avrò sentito una 50ina di volte).

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Erano 10 anni che il Leicester non vedeva i riflettori della Premier League, e in quest’arco di tempo la società aveva anche toccato il baratro della Division One. Poi però, i propietari Thailandesi (osannati dai tifosi con il coro “We love you Thailand, we do love you”) hanno deciso di rimettere sulla panchina del King Power Stadium Mr Nigel Pearson, che ha portato in alto il club nel quale è esploso Gary Lineker e dove ha chiuso la carriera Roberto Mancini (lo sapevate?).

Fortunatamente, anche grazie alla collaborazione tra la mia università e il club, ho avuto la possibilità di assistere a diverse partite (tutte vittorie). Mi ricordo la prima contro gli odiati vicini del Derby County con la perla su punizione di Knockaert o l’esaltante vittoria all’ultimo minuto in coppa contro il Fulham. Ce n’è però una che non dimenticherò mai: l’ultima con il Doncaster Rovers.

Voi potreste chiedervi perchè tra tutte le squadre prestigiose che militano in Championship, come il Nottingham Forest, il QPR o il Birmingham, io scelga la partita contro gli ex-dilettanti del Doncaster, a verdetti ormai stabiliti. La risposta è semplice,dal momento che si è stato l’ultimo weekend calcistico dell’anno e l’ho vissuto a 360 gradi.

Ho infatti lavorato per il club, preparando la festa promozione, e ho poi festeggiato insieme ad una città intera la vittoria del titolo, sia fuori che dentro il campo (e per dentro intendo proprio all’interno del terreno di gioco, vista l’invasione di campo finale). Lunedì poi c’è stata la parata con il bus dei giocatori e la premiazione nella piazza del municipio. La cosa più bella in assoluto è stata vedere l’attaccamento della gente per la squadra, che rappresenta (insieme a quella di Rugby) il più grande accumulatore sociale in una normalissima città inglese come Leicester.

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All’entusiasmo per la prossima stagione però, fanno da contraltare i dubbi riguardo all’assetto della squadra. Prima ancora di investire sul mercato, i proprietari dovranno cercare di trattenere le stelle dei Foxes. Kasper Schmeichel (figlio del leggendario portiere dello United) è già stato associato a diversi club inglesi ed europei, tra cui anche il Milan. Il talento Anthony Knockaert potrebbe partire, ma i tifosi hanno già minacciato di fare una rivolta in caso della sua cessione (“If you sell Knockaert, you’re gonna have a riot in your hands”). Poi bisogna pensare a rafforzare ogni reparto con un paio di giocatori pronti per la Premier League.

La prossima stagione si prospetta quindi super entusiasmante. Un chiaro segnale è stata la kilometrica fila vista qualche giorno fa fuori dallo stadio per acquistare l’abbonamento al KingPower Stadium. Un quadro perfetto insomma, anche se una sbavatura c’è. Purtroppo, l’anno prossimo non sarò più qui nelle East Midlands per poter tifare i Foxes contro lo United o il Chelsea, perchè il mio Erasmus sarà terminato. Nonostante tutto, posso però dire di aver vissuto una stagione straordinaria, e di aver fatto parte di quella Blue Army che è diventata Premier League. Il sogno inglese si è avverato…

 

 

 

 

About Davide K. Cappelli 51 Articoli
Giornalista Sportivo Brit-It, autore della rubrica "The K point".
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